Il regime fascista prende possesso anche del mondo del calcio e con la “Carta di Viareggio” mette un minimo di ordine nel frazionatissimo campionato italiano: viene istituita la serie A a girone unico (che provvisoriamente viene chiamata Divisione Nazionale), anche la seconda serie cambia nome e diventa I Divisione. Ai tre gironi del Nord di questo torneo sono chiamate a partecipare le squadre che hanno perso gli spareggi per l’ammissione alla massima serie più le 22 formazioni meglio classificate nei gironi della Seconda Divisione dell’anno precedente. A queste (per arrivare a 30) viene aggiunta l’Anconitana.
Savona e Speranza fanno parte del gruppo e sono inserite nel girone B. Campionato di centro classifica per il Savona, che disputa l’ultimo derby contro lo Speranza, che a fine anno verrà fuso con i biancoblù per ragioni politiche.
In effetti questa squadra dava motivo di preoccupazione ai gerarchi (in Italia c’erano Regno e Fascismo): i colori rosso e verde erano quelli dei socialisti e dei repubblicani e il nome stesso lasciava intendere, senza troppi mezzi termini, l’orientamento politico dei dirigenti.
Venne quindi deciso di far chiudere i battenti alla società, che si fuse con il Savona FBC. Per le ragioni di cui prima la nuova creatura mantenne il nome di AC Savona e i colori biancoblù, decisamente meno “impegnativi”.
A margine va ricordata anche la disastrosa edizione della Coppa Italia, la seconda della storia e la prima a cui partecipò il Savona, che alla fine non venne assegnata: vi erano tali e tante partecipanti e la formula fu così farraginosa da dover sospendere la competizione al quarto turno. Si era già a Giugno e c’erano ancora 36 squadre in lizza!