I terreni di gioco

Nel corso della sua storia, per giocare le proprie partite il Savona ha effettuato una serie di “traslochi” in città da un campo all’altro: in questa rassegna cerchiamo di mettervi il più possibile a conoscenza dei vari spostamenti nel corso degli anni.

Piazza d’Armi
E’ un classico nella storia di quasi tutte le squadre di calcio: nei primi tempi, in mancanza di spazi adeguati si faceva ricorso alla Piazza d’Armi, che a Savona restava all’incirca fra l’attuale Questura e il centro commerciale Ipercoop.

Nella foto si vede la Piazza d’Armi in primo piano e, dietro, i capannoni dell’Oltreletimbro e la ferrovia.

Distillerie Italiane
Già nel 1911, però, i dirigenti della Fratellanza Ginnastica Savonese riuscirono a stipulare un contratto d’affitto per un campo di proprietà delle Distillerie Italiane. Il 16 aprile di quell’anno, in occasione delle festività pasquali, il Savona “prese residenza” bagnando l’evento con due amichevoli contro i campioni della Costa Azzurra dell’Hercules Monaco (9-1 e 5-1 nella rivincita del lunedì dell’Angelo per i biancoblù): il terreno di gioco nei primi tempi veniva chiamato “Campo ginnastico Fratellanza”, ma con la successiva ristrutturazione del 1914 il terreno delle Distillerie Italiane fu per tutti “il campo di via Frugoni”. Il campo di gioco misurava 100×55, di molto superiore agli standard minimi richiesti (che erano 90×45 metri).

Nella mappa dell’epoca si vede l’ubicazione del campo di via Frugoni, in corrispondenza dell’attuale Piazza delle Nazioni.
Il campo si presentava così:

Nella foto l’elegante tribunetta in pitchpine, pregiato legno d’importazione, poi demolita durante la guerra per raccogliere fondi destinati ai familiari degli atleti impegnati al fronte. Dalla parte opposta il campo era delimitato dal parterre e, sui lati corti, da orti e dai capannoni delle Distillerie Italiane, come si può notare in quest’altra foto:

Campo Polisportivo (Fascista)
Il 9 ottobre del 1927, in occasione della 3a giornata di campionato Savona-Carpi (5-0 per i padroni di casa), le autorità inaugurano il nuovo stadio savonese: si chiamerà Campo Polisportivo Fascista e il nome rimarrà (ovviamente) immutato fino al termine della II guerra mondiale. Poi resterà Campo Polisportivo, ma sarà sempre e solo chiamato “il campo di Corso Ricci”.
Situato nel tratto terminale di Corso Ricci, dove adesso c’è la centrale elettrica (nella costruzione che attualmente ospita la sede dell’Associazione Nazionale Alpini erano gli spogliatoi e i magazzini), fu anche il campo in cui si allenò più volte la Nazionale Italiana di Vittorio Pozzo che dominò in tutto e per tutto il calcio mondiale, conquistando fra il 1934 e il 1938 2 campionati del mondo e un oro olimpico.
Essendo il terreno di gioco posizionato in una depressione naturale, dalla parte del Letimbro si sfruttò la discesa per la posa delle gradinate in cemento, mentre dalla parte ai piedi della collina venne costruita la tribuna coperta. Il terreno di gioco misurava 110×60, quindi un notevole passo avanti rispetto alle misure di via Frugoni, e dentro alla struttura si riuscivano a stipare (stando alle informazioni dell'”Agenda Barlassina”) 8.000 persone: tre quarti delle quali in piedi, d’accordo, ma pur sempre 8mila persone! In più, approfittando dell’adiacente collina, “portoghesi” a non finire lungo il declivio…
Negli ultimi anni di vita dello stadio, in seguito alla tragedia di Superga, il campo venne intitolato a Valerio Bacigalupo in maniera ufficiosa. Il “vero” Bacigalupo sarebbe nato da lì a poco.


Una veduta d’insieme del campo di Corso Ricci

Stadio “Valerio Bacigalupo”
Il quarto terreno di gioco del Savona nasce a Legino, abbandonando la zona di Corso Ricci, lungo la quale si erano sviluppati i 3 precedenti.
Riprendendo un progetto del Ventennio, si realizza lo stadio con i contributi del CONI, solo girando la disposizione del campo: originariamente doveva essere lungo l’asse Est-Ovest, mentre venne costruito secondo l’asse Nord-Sud. Il 6 settembre 1959 lo stadio venne inaugurato con una gara amichevole fra il Savona e il Torino (3-0 per gli ospiti) alla presenza delle autorità e dei famigliari del portiere.
Per i canoni dell’epoca era quanto di più moderno si potesse concepire, anche se al posto delle curve c’erano ancora dei terrapieni (saranno ricoperti di cemento l’anno della promozione in serie B). Con l’ampliamento della gradinata, prima con impalcature in tubi Innocenti e dal 1981 in cemento armato, per lungo tempo il “Baci” fu il terzo stadio più capiente lungo la via Aurelia, dopo l’Olimpico e Marassi.

La cartolina commemorativa per l’inaugurazione del nuovo stadio

Lo stadio oggi