1998-99

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La gestione Montali continua, dopo l’assurda retrocessione dell’anno precedente la richiesta della tifoseria è una sola: promozione immediata.
La parte politica cittadina tiene un comportamento ondivago nei confronti della società: partecipa alla presentazione in piazza e, contemporaneamente, non muove un muscolo quando la Commissione di Vigilanza porta la capienza dello stadio a 500 persone…
In città c’è sconcerto, non si capisce di chi ci si debba fidare; i due fratelli ostentano sicurezza, ma ben presto i nodi vengono al pettine: l’ex campione del mondo Pasculli, ingaggiato in estate, si ferma giusto il tempo di una comparsata e sparisce nel nulla; la squadra è in continua evoluzione e non avrà mai un aspetto definitivo; girano mille nomi altisonanti ma di giocatori veri se ne vedono ben pochi.
I biancoblù partono con il favore dei pronostici a causa del nome, non certo per la condizione societaria. L’inizio di campionato non è malvagio ma il Savona non riesce a staccare gli avversari, il torneo non è certo dominato anche se i biancoblù guidano la classifica. La situazione comincia a farsi difficile dopo l’umiliazione subita sul campo del Baiardo (4-1) e nonostante il titolo di campione d’inverno.
Il girone di ritorno, poi, è un calvario: gli stipendi non arrivano, la squadra immersa in un tourbillon sempre più caotico, gli allenatori girano come su una giostra. Il culmine dell’umiliazione giunge ad Arma di Taggia, dove i locali, in 8 per 40 minuti, riescono a rimontare e pareggiare gli striscioni. Il suicidio è completo, i biancoblù non riescono a raggiungere neanche la seconda piazza, che porta agli spareggi.
Ma il peggio deve ancora arrivare: la situazione economica precipita a vite, il fallimento è dietro l’angolo.