La magnifica avventura della Serie B dura soltanto lo spazio di 10 mesi: una stagione vissuta tra angosce e grandi imprese, conclusasi con il dramma di Catania.
Una partita, quella svoltasi al Cibali il 18 Giugno 1967, che rimarrà nella mente e nel cuore degli sportivi, molti dei quali ascoltarono, assiepando piazza Diaz, alla radiocronaca della gara. Furono fatali gli ultimi 5′ e la papera di Luigi Ferrero sul debole colpo di testa di Fara. Era la fine, non più rimediata, di un grande sogno. Ripensando, a distanza di tanti anni, si potrebbero ancora versare fiumi di inchiostro per motivare quella inopinata retrocessione.
Ragionando freddamente si possono individuare almeno tre cause principali:
1) Sul piano dei responsi dal campo. Alcune battute d\”arresto casalinghe rivelatesi del tutto esiziali: lo 0-1 con il Varese (ricordate, sotto il diluvio, la “rasoiata” di Anastasi?), lo 0-1 con il Livorno (Verdi sbagliò un rigore), lo 0-1 con il Verona (autorete di Pozzi);
2) Lo squilibrio tra reparto e reparto e l’incertezza nel trovare una formazione-base. Il gruppo di Aldo Dapelo, subentrato al compianto Gadolla, non lesinò gli sforzi economici: i grandi rinforzi di Novembre (Spanio, Prati, Gilardoni) rafforzarono in maniera decisiva l’attacco, trasformato davvero in una macchina da goals (44, alla fine, alla pari con il Catanzaro e secondo soltanto all’immaginifica Sampdoria a segno 47 volte; ma la difesa biancoblu incassò 46 reti. Peggio fecero soltanto Alessandria (48) e Salernitana (49). Una retroguardia particolarmente debole nel “libero” e nel portiere;
3) L’eccessiva inesperienza di Ercole Rabitti, a cui fu affidata la squadra nella prima parte del torneo (poi subentrò Occhetta): il “caso” Furino, a cui il tecnico ex-juventino non seppe mai trovare un ruolo adeguato e poi trasformato da Occhetta in un mediano di spinta da Serie A e da Nazionale, rimane indicativo dell’incertezza dei neofiti.
Quel campionato di Serie B non fu soltanto un calvario di sconfitte: i biancoblu trovarono la forza per alcune grandi vittorie come l’ 1-0 al Genoa, il 5- 1 al Modena, il 4-2 alla Reggiana, il 3-0 al Novara, il 2-1 a quella Sampdoria che, alla fine, dominò il campionato.
Con Catania, dopo 11 anni di militanza in prima squadra, s’interrompe il rapporto tra Valentino Persenda e il Savona. “Roccia” non avrebbe potuto scegliere momento migliore: dalla Promozione alla serie B, la squadra della sua città aveva dato tutto alla sua carriera.
Ecco i numeri di Valentino Persenda, detto “Roccia”, con la maglia biancoblù: 11 campionati consecutivi disputati; 317 presenze; 4 gol segnati (in Rapallo-Savona 1-1, IV serie 1958-59; il secondo in Rizzoli Milano-Savona 2-2, serie C 1962-63; su rigore in Cremonese-Savona 2-1, serie C 1964-65; l’unico al Bacigalupo in Savona-Padova 1-1, serie B 1966-67); 3 promozioni (1956-57; 1958-59; 1965-66); 1 retrocessione (1966-67).