2016-17

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L’anno dopo la stagione inizia con un cambio alla guardia, più formale che effettivo, ma comunque significativo: la presidenza passa dalle mani di Aldo Dellepiane a quelle di Cristiano Cavaliere, piccolo sponsor della passata stagione ora innalzato al massimo ruolo. Dopo 4 anni si chiude, nel peggiore dei modi, un ciclo di per sé fallimentare: acquistato il Savona nei professionisti per 1 euro, Dellepiane lo lascia nei dilettanti con un debito che (si dice) sfiora i 2 milioni di euro, in buona parte accumulati nella disgraziata stagione dei 43 tesserati e delle vicende che poi portarono all’ignobile retrocessione. La piazza è delusa, amareggiata: in due anni tremendi e allucinanti si è passati dal sogno Serie B all’incubo Serie D e vorrebbe vedere un riscatto immediato, un colpo di coda (o di orgoglio) che possa in qualche modo lenire le ferite gravissime accumulate negli ultimi tempi.
Invece, giusto per scavare un solco che non verrà più colmato, le prime dichiarazioni d’intenti parlano di “ben figurare”, la parola “vincere” non viene neanche presa in considerazione. Alla guida della squadra viene riconfermato Braghin, che nel breve periodo passato sulla panchina biancoblù non aveva certo impressionato per carattere e carica agonistica, e il suo inizio è a dir poco disastroso: 2-5 casalingo in Coppa Italia contro l’Unione Sanremo, squadra creata per rappresentare la città dei fiori in sostituzione della defunta Sanremese. L’allenatore rassegna le dimissioni, la coppia dirigenziale Cavaliere-Canepa (rientrato a Savona dopo la retrocessione vissuta ai tempi della gestione-Russo) lo implora di ripensarci, terrorizzata all’idea di veder naufragare tutto fin dalla prima partita. Cosa ne pensi la città del nuovo “progetto” messo in piedi lo si vede al momento della presentazione della squadra: in piazza ci sono più giocatori che tifosi, non servono altre parole.
Braghin dura un altro mesetto, giusto il tempo di collezionare 4 punti in trasferta e due umilianti sconfitte casalinghe contro Jolly Montemurlo e Argentina Arma. Al suo posto subentra Sandro Siciliano, che l’anno prima aveva subito la beffa di vincere il suo girone con il Bellinzago per poi vedere la società evaporare al momento di iscriversi in Lega Pro.
Siciliano raccoglie i cocci come può, schiera una formazione tutta contenimento e contropiede sfruttando al meglio le caratteristiche dello scattista Murano (che metterà a segno ben 26 gol) ma, al momento di chiedere qualche rinforzo durante il mercato invernale per puntare a una non impossibile promozione, dovrà incassare un netto rifiuto da parte della dirigenza che, ricordiamo, aveva in programma di “ben figurare”, non di “vincere”. E così fu.
Non si può chiudere il resoconto della stagione senza ricordare il gravissimo lutto che colpì tutta la tifoseria: il giorno precedente la partenza per il ritiro Claudio Bosano, storico magazziniere e ancor più storico capo della gradinata (nella quale ha speso la maggior parte della sua vita, prima di essere assunto dal presidente Romani), venne colto da un malore improvviso che lo fulminò davanti alla porta del magazzino in cui si stava recando per caricare sul furgone le borse e le attrezzature necessarie per il periodo di preparazione.
La botta fu violentissima per tutta la città e non solo: messaggi di cordoglio arrivarono da ovunque, da chiunque ebbe la fortuna di conoscerlo e di capirne e apprezzarne la totale identificazione con i colori biancoblù. Il suo funerale laico all’interno dello stadio (di mercoledì mattina) fu l’avvenimento con più partecipazione di pubblico in tutta la stagione e in quelle successive.