2013-14

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La prima volta in Lega Pro 1, il tanto agognato ritorno nella fu Serie C coincise con il primo campionato disputato dal Savona senza retrocessioni perché, bontà loro, i vertici federali finalmente si resero conto che era impossibile tenere in piedi due divisioni di terza serie e decisero per l’accorpamento fra le 33 di prima divisione e le migliori 27 della seconda, in modo da tornare ai 3 vecchi gironi da 20 squadre: un salto all’indietro di 35 anni, quanto mai necessario vista la situazione del calcio italiano.
Il Savona cominciò la nuova avventura con una brutta figura epocale: infatti non si presentò nessuno alla cerimonia, in diretta televisiva, di presentazione dei gironi con contestuale premiazione delle società che avevano vinto il campionato precedente. “Credevamo riguardasse solo quelli che erano arrivati primi” fu l’imbarazzata (e imbarazzante) giustificazione data.
Nel frattempo l’instancabile Ninni Corda provvedeva a rinforzare ulteriormente una formazione già forte di suo: in assenza di retrocessioni ci si sarebbe anche potuti astenere dal farlo, ma una mossa del genere non era nel DNA del tecnico nuorese. I soldi, come al solito, erano “corti” ma la squadra guadagnò giocatori anche importanti per la categoria, conservando sempre un carattere da battaglia che metteva in difficoltà avversari molto più titolati.
Col senno di poi si può definire il campionato di maggiore spessore del Savona negli ultimi 50 anni, anche se all’epoca non tutti se ne resero conto. L’inizio non fu esaltante: doppia sconfitta in notturna contro Albinoleffe e Pavia, prontamente bilanciate da 3 vittorie consecutive contro Pro Patria, Cremonese in trasferta e Como. Il torneo andò avanti fra alti e bassi, con il picco della vittoria a Bergamo contro l’Albinoleffe (restituito il 3-2 subito all’andata) sciorinando un calcio veramente da categoria superiore. Qualche calo fisiologico in una squadra che faceva della grinta la sua arma migliore, ma sempre conservando una posizione più che dignitosa in classifica, tanto che si arrivò a poche giornate dalla fine con la possibilità di qualificarsi ai playoff per la promozione in serie B: una cosa impossibile da sognare fino a pochi anni prima.
Il sesto posto finale assicurò il quarto di finale contro il Vicenza, gara secca da disputarsi in Veneto. Chi decise di partire per godersi lo spettacolo del Savona che giocava per andare in serie B sapeva che, al di là della sconfitta di campionato per 4-0 determinata in larga parte da un arbitraggio che fu definito “esageratamente casalingo” persino dai giornalisti locali, le possibilità di cavare qualcosa di buono dal campo berico erano ridotte al lumicino: troppa la differenza di qualità in campo per sperare. Eppure… Eppure successe che il Savona giocò la partita perfetta, mettendo in serissima difficoltà i biancorossi, non mollando mai neanche una volta passato in svantaggio e, dopo il pareggio del solito Virdis, cercando di pungere anche nei supplementari. Una partita bellissima, vibrante, con occasioni da ambo le parti, in cui il pareggio fu il risultato più giusto. Insomma, si arrivò ai rigori e lì Aresti, sotto la curva di casa, tirò fuori il mantello di Superman, parando gli ultimi 3 rigori tirati dai padroni di casa e ribaltando così l’errore iniziale di Quintavalla. Delirio nella curva ospiti, con i tifosi biancoblù increduli e al tempo stesso ebbri di gioia.
La domenica successiva, per la prima delle semifinali contro la Pro Vercelli, il “Bacigalupo” era pieno in ogni ordine di posti (almeno quelli concessi dalla normativa vigente), i 4.000 tagliandi esauriti in prevendita. Scendono le squadre in campo, saluti di rito, palla al centro e dopo 25 secondi il Savona va in vantaggio: ci pensa come sempre Virdis. Le facce dei presenti (di quelli che sono sempre stati presenti, intendiamo) sono stravolte: non riescono a credere ai loro occhi! Se dopo il Vicenza tocca alla Pro Vercelli…
Non toccherà alla Pro Vercelli: i bianchi ribaltano il risultato e in casa loro mantengono un soffertissimo 1-1 fino all’ultimo minuto, quando segnano la rete che chiude definitivamente i conti. Ma il Savona è stato in lotta per arrivare in finale per tutti i 180 minuti dell’eliminatoria, il livello più alto mai toccato dal calcio savonese negli ultimi 50 anni.
Il livello più basso (ma non era solo che l’inizio) lo raggiunse il presidente Dellepiane, quando il giorno dopo se ne uscì a dichiarare “A Savona non ci sono i presupposti per puntare alla Serie B”: se voleva ammazzare l’entusiasmo di tutti ci è riuscito benissimo.
La rosa di quell’anno:
Portieri:
Aresti, Boerchio
Difensori:
Altobello, Galuppo, Giuliatto, Maccarrone, Marchetti, Marconi, Quintavalla, Spirito
Centrocampisti:
Agazzi, Carta, Cattaneo, Demartis, Gentile, La Rosa, Pani, Puccio, Simoncelli
Attaccanti:
Cesarini, Esposito, Grandolfo, Marras, Sarao, Virdis