1957-58

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Il Savona si riaffaccia al di fuori dei confini regionali: il campionato di IV Serie 1957–58, nel girone A, comprende infatti squadre liguri, piemontesi e lombarde (un “classico”, insomma). Con gli striscioni ci sono anche Veloce e Vado: insomma il ricongiungimento, sul piano locale, si è realizzato.
La squadra è stata rafforzata, prima di tutto dal punto di vista della direzione tecnica: alla guida, dalla panchina, è stato infatti chiamato Felice Pelizzari, ex giocatore del Vado, per lunghe stagioni ala di raccordo nelle file rossoblu e poi abilissimo preparatore dei talenti più giovani sul terreno delle “Traversine”.
Pelizzari, persona squisita, dai modi di vero gentleman, alternava la sua attività di impiegato al comune di Vado Ligure con quella di allenatore di calcio: ma, intendiamoci, non era un dilettante, sul piano della professionalità calcistica. Tra i primi a frequentare i corsi di Coverciano, attentissimo alle novità tattiche, Pelizzari lascerà il segno nella storia biancoblu. Siamo in una fase di grande fermento, nel calcio italiano, dal punto di vista della ricerca di nuove impostazioni di gioco, quasi come nel periodo tra la fine degli anni ’30 ed il decennio successivo quando ci fu il confronto tra “metodo” e “sistema”.
Questa volta si disputa tra sistema classico (il WM degli inglesi) ed il mezzosistema (quello che adopera il “libero” alle spalle dei difensori e l’ala tornante: in Italia tradizionalmente sulla destra, con il terzino sinistro – il ruolo più difficile – che attacca). Il mezzosistema è stato lanciato da Ottavio Barbieri nel Liguria, nel Genoa e poi nello Spezia del campionato di guerra e dall’austriaco Karl Rappan, allenatore per molti anni della nazionale svizzera (in realtà Rappan, con gli italiani Viani, che porterà per la prima volta la Salernitana in Serie A, e Rocco, che porterà prima la Triestina e il Padova a ridosso delle grandi, adottano un mezzosistema più difensivo, denominato “verrou” o catenaccio; mentre altri, come l’allenatore dell’Inter Foni che, con questo tipo di tattica, si aggiudicherà due scudetti, 52–53, 53–54, concedono più spazio agli attaccanti).
In realtà il calcio italiano è ancora in crisi: il campionato è molto bello, in questi anni arrivano stranieri formidabili (per la Juve Charles e Sivori, oltre ad Hamrin dirottato proprio al Padova, per la Samp Ockwirck, per il Milan Ernesto Grillo, per il Bologna il biondo Vukas, che però deluderà, per l’Inter l’immenso Antonio Valentin Angelillo), ma la nazionale continua e deludere e non si qualifica neppure per la fase finale dei mondiali di Svezia 1958, eliminata a Belfast, dopo una dura battaglia, dall’Irlanda del Nord. In Svezia si afferma, finalmente, il grande Brasile, dotato di giocatori di purissima classe ed in grado di adottare un modulo di gioco, il 4-2-4 di Vicente Feola in grado di equilibrare il gioco sempre troppo avventuroso dei cariocas. Insomma: Gilmar, Djalma Santos, Nilton Santos, Zito, Bellini, Orlando, Garrincha, Didi, Vava, Pelè, Zagallo (con, tra le riserve Dino Sani e Josè Altafini, scusate se è poco) si siedono, pressochè incontrastati (la finale con i padroni di casa, ancora illuminati da Liedholm, Hamrin e Skoglund finisce 5-2) sul tetto del mondo.
Ma torniamo in Corso Ricci e al Savona: Pelizzari cerca di impostare la squadra con un WM “corretto”, l’esperto Bruno a coprire Valentino Persenda al centro della mediana, e per il centrocampo e l’attacco vengono ingaggiati due veterani di gran peso (come piace al presidente Del Buono). Si tratta del graditissimo “cavallo di ritorno” Bertin Mantero, che mette tutta la sua esperienza e la sua classe al servizio della squadra ricoprendo tutti i ruoli dell’attacco e Livio Gennari, gran pensatore del centrocampo, già protagonista in Serie B e C con Cagliari e Carbosarda, dotato di una finissima tecnica individuale. Arriva anche l’eterna promessa Basilio Parodi, un giocatore un po’ inespresso che, quando militava nel vivaio della Samp, aveva rappresentato una vera e propria “speranza” per i blucerchiati.
L’inizio del torneo è stentato: a Cornigliano, Gennari e Mantero sbagliano due rigori e l’Andrea Doria vince. Sette giorni dopo l’esordio in Corso Ricci è sfortunato: il Vado vince il derby. In questa occasione Pelizzari lancia un giocatore, anch’esso degno di menzione un po’ particolare: si tratta di Lello Paltrinieri, il “mago del muro” al campetto dei Salesiani, gran dribblatore, che poi percorrerà gran parte della sua carriera calcistica con l’Albenga . Nel frattempo, però, per Lello maturava la vocazione religiosa: entrato in Seminario, veniva ordinato sacerdote all’inizio degli anni ’70.
Diventato “Don Lello” si è segnalato come il prete degli umili, dei poveri, degli emarginati: una figura religiosa ed umana di grande qualità che non ha mai dimenticato l’antica passione per il gioco del calcio.
Però, quel campionato 57–58 nella sua fase iniziale continuava a dare grattacapi alla dirigenza ed ai tifosi: la “navicella” era tenuta in linea di rotta dai corner di Livio Gennari, specialista a sfruttare dalla bandierina tutti i refoli di vento, mentre suo cognato, il terzino Valle, ballava davanti ai portieri per ingannarli. In questo mondo Gennari agguanta due pareggi, ormai insperati, con Sestrese e Veloce.
Emerge, però, la necessità di rinforzare la squadra: delude soprattutto il portiere Cavo che comincia a sentire il peso dell’età, sostituto dal funambolico Bruzzone proveniente dal Cuneo.
A Novembre, però si decide di mettere mano all’attacco e alla difesa. Per la retroguardia è ingaggiato il possente Ilvo Nadali dal Messina, un centromediano d’altri tempi, dal lungo rinvio e dall’anticipo possente che a Savona farà davvero la storia; all’attacco, con il numero nove, arriva Corrado Teneggi, dal Verona: il Charles delle categorie minori, possente colpo di testa, gran tiro, successivamente protagonista ad alti livelli con Como, Lecce, Livorno.
La squadra si riprende, infila qualche vittoria importante ( 3-1 all’Andrea Doria, 1-0 alla Sammargheritese con rete di Galindo nel finale, 4-0 al Magenta, 3-2 in quel di Pinerolo): insomma si comincia a coltivare qualche ambizione, subito frustrata dell’eterna rivale Entella, che il 16 Febbraio 1958 passa in Corso Ricci 1-0, dopo che Papes aveva fallito un rigore, deviato in corner da Rollandi (in realtà i ragazzi che all’epoca seguivano da una parte all’altra del campo il portiere avversario, avevano chiamato a gran voce Nadali: ma Pelizzari, dalla panchina, non li aveva ascoltati…).
Insomma: alla fine arriva l’ottavo posto, alla pari con Asti e Magenta e ci si qualifica per il nuovo campionato di IV Serie.
Da ricordare, ancora, che il Savona arriva alle semifinali della Coppa Mattei (una sorta di coppa Italia semiprofessionisti dell’epoca) cedendo, il 1° Maggio del 1958, allo Spezia per 4-0: in quell’occasione si fronteggiano direttamente i fratelli Persenda; Valentino con la maglia biancoblu e Mino, passato nel frattempo dal Vado agli “aquilotti”.
I bianchi si aggiudicheranno poi la Coppa, vincendo alla monetina contro la Pistoiese. Non essendo ancora stata introdotta la regola dei calci di rigore, a quei tempi, se dopo i supplementari il risultato era ancora pari, ci si radunava negli spogliatoi e l’arbitro lanciava in aria una moneta per decidere il vincitore a “testa o croce”. Anche il Savona usufruì di questo sistema nella partita contro il Vado.